Utilizzo dell’acqua piovana.
Gli impianti per l’utilizzo delle acque di pioggia presuppongono la disponibilità di una superficie di captazione. Nel caso tale superficie corrisponda a quella di una superficie esterna, può essere prescritto un primo intervento di eliminazione della “prima pioggia”, da convogliare alla rete fognaria, operazione, invece, non necessaria per la captazione dalle superfici di copertura degli edifici. In questi casi è ipotizzabile, invece, un primo filtraggio grossolano del materiale organico trasportato (foglie, rami, escrementi di animali, insetti…) attraverso maglie/griglie, collocate in corrispondenza delle grondaie e degli imbocchi nei pluviali, o dispositivi posti all’interno dei pluviali/interrati (deviatori automatici o manuali), a fronte dell’eliminazione di parte dell’acqua raccolta. A monte e/o a valle dell’accumulo in serbatoi, è prevista un’ulteriore filtrazione, sempre di tipo meccanico, che porta a eliminare le parti fini. Il sistema di accumulo (in legno, acciaio, conglomerato cementizio armato, materie plastiche), dotato di un eventuale sistema di riempimento integrativo e di uno scarico di troppo pieno, può essere esterno (interrato o fuori terra) o interno all’edificio. La sua posizione influisce direttamente sul sistema di distribuzione che può, conseguentemente, richiedere, o meno, l’utilizzo di pompe (immerse/adescanti) per la distribuzione dell’acqua piovana all’intero impianto. Completa il sistema l’installazione di una centralina di controllo che gestisce la sequenza dei riempimenti/svuotamenti. L’ingresso dell’acqua piovana nell’edificio rende necessaria la messa a punto di una rete duale di distribuzione dell’acqua, la cui presenza è indicata con segnaletica obbligatoria che ne evidenzia la non potabilità. Valvole e altri dispositivi, opportunamente installati, sono funzionali ad impedire l’ingresso di animali e la connessione con la rete di distribuzione dell’acqua potabile di integrazione.